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Udienza Piazza Affari: sentiti diversi testi del pubblico ministero che confermano l’impianto accusatorio. Disposto rinvio per decidere l’ammissione di altri mezzi di prova


08-01-2010

Ritorna in aula il processo “Piazza Affari” relativo al presunto giro di usura nel Vallo di Diano, con una nuova udienza fiume celebrata al Tribunale di Sala Consilina, terminata solo in serata inoltrata. Alla presenza del collegio giudicante presieduto dal presidente del tribunale Luciano Santoro hanno deposto alcuni testi indicati dal pubblico ministero Carlo Rinaldi. In piena istruttoria dibattimentale si è proceduto al lunghissimo esame e controesame sostenuto dall’accusa e dalla difesa, e dai racconti articolati e minuziosi durati diverse ore sono emersi dettagli tecnici preziosi alla ricostruzione dei fatti. Adesso tutti al vaglio del collegio. E il presidente Santoro solo al termine ha disposto le prossime udienze al 11 febbraio e 25 febbraio, 18 marzo e 22 aprile 2010, in queste occasioni il collegio giudicante deciderà se ammettere nel fascicolo del dibattimento come mezzi di prova: sei audio cassette inerenti alle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e se ascoltare un consulente tecnico ausiliario della polizia giudiziaria, richieste a cui la difesa ha sollevato diverse eccezioni sulla loro utilizzabilità ai fini processuali. In quelle udienze verrà esaurita la lista testi del pubblico ministero e si procederà con l’audizione di tutti gli altri testi della difesa e parte civile. Soltanto successivamente verranno eccepite alcune questioni processuali che al momento sia la difesa che l’accusa tengono accuratamente in serbo. Infine, data la frequenza molto ravvicinata delle successive udienze, così come stabilito da calendario, non è da escludere la circostanza che entro fine estate potrebbe essere emessa la sentenza relativa al I grado di giudizio. Continua dunque a far discutere il procedimento penale scaturito dall’operazione antiusura denominata “Piazza Affari” che vede alla sbarra undici imputati accusati a vario titolo di usura pluriaggravata continuata, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria. Attualmente sono tutti in libertà ma restano gravissime le accuse. I fatti in questione risalgono alla notte tra il 1 e 2 marzo 2007 quando sessanta uomini agli ordini dell’allora capitano dei carabinieri della Compagnia di Sala Consilina, Giuseppe Costa, coadiuvati dai militari di Pontecagano misero le manette ai polsi di sei degli undici finiti nel mirino delle indagini mentre altri cinque furono colpiti da denuncia a piede libero. Molto minuziosa e serrata fu l’attività di indagine condotta dagli inquirenti, attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Sala Consilina. Poi solo a conclusione del lungo periodo investigativo venne stilato un dossier di ben 700 pagine contenente innumerevoli intercettazioni telefoniche ed ambientali, un dossier considerato la prova schiacciante di una serie di operazioni incessanti e circostanziate dove sarebbe venuto fuori che le vittime dei presunti usurai sarebbero cadute nella trappola delle restituzioni maggiorate anche del 500%. Una questione giudiziaria molto delicata e complessa che ha reso ancora più attuale il dramma dell’usura e delle vittime di quella presunta rete. Un argomento estremamente delicato che continua a dividere l’opinione del civico consesso del Vallo di Diano. La parola ora passa alla magistratura e al suo iter per stabilire eventuali colpe e responsabilità e accertare i fatti come si sono realmente svolti.

Antonella Citro



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