Imprenditore infedele incassa il finanziamento statale ma non compra il materiale software e hardware per la gestione contabile, fotocopiatrici e supporti informatici destinati al programma d potenziamento dell’attività di consulenza economico-finanziaria. La Corte dei conti lo ha condannato al pagamento di 66mila euro , oltre rivalutazione monetaria, in favore del ministero delle Attività Produttive. La vicenda ha per protagonista M.C., 47 anni, originario di Polla, rappresentante di una società di Padula, che nel 1996 aveva ottenuto un finanziamento a fondo perduto di 148 milioni di lire dall’allora ministero dell’Industria. A seguito di sopralluogo, avvenuto nell’aprile del 2002, la Guardia di Finanza, però, non rinveniva gran parte dei macchinari che il professionista avrebbe dovuto acquistare con il contributo pubblico. Dopo il sequestro preventivo di 66 mila disposto dal Pm e confermato dal Gip, l’imprenditore veniva condannato dal Tribunale di Sala Consilina. Il processo penale, definito a giugno del 2007 con sentenza appellata dall’interessato, ha accertato la sussistenza del reato di distrazione di fondi pubblici. Chiusa in primo grado la vicenda penale, la Corte dei conti ha accertato la piena responsabilità amministrativa del convenuto. La sentenza precisa che il materiale probatorio acquisito in sede penale evidenzia la sussistenza di una “condotta dolosa” di C. il quale, a fronte dell’avvenuta assegnazione dei fondi statali, non ha realizzato il programma di investimento per il quale aveva chiesto l’intervento ministeriale. La sentenza non è definitiva ed è appellabile davanti alle sezioni centrali della Corte dei conti. La Corte dei conti era composta dal presidente Enrico Gustapane e dai consiglieri Federico Lupone e Marta Tonolo. PM Aurelio Laino, segretario Francesca Cerino.
SABATO LEO
tratto da: www.ilmattino.it |