La qualità delle acque superficiali della rete fluviale del Vallo di Diano è scarsa. Rilevante è la presenza di rifiuti solidi urbani e speciali rinvenibili negli alvei dei fiumi, torrenti e canali che spesso obliterano la luce di ponti. Riguardo ai suoli, diverse sono le microdiscariche abusive rinvenibili sul territorio talora piuttosto estese e spesso monomateriali (copertoni di automezzi, pezzi di carrozzeria, batterie, inerti, ecc.) prevalentemente ubicate in aree periferiche in prossimità di canali, fossi, in valloni, a ridosso di ponti ed a lato di strade.
Sono alcuni risultati emersi dal rilevamento sul campo contenuti nel volume “Il monitoraggio ambientale nel Vallo di Diano: Indice di Funzionalità Fluviale e caratterizzazione dei siti inquinati”, curato da Carmine Vitale, nell’ambito del Progetto del P.I. Certosa di Padula “Agenzia per lo sviluppo del Vallo di Diano: Sviluppo sostenibile nella filiera turistico-culturale”, affidato dalla Comunità Montana Vallo di Diano, alla RTI Mercury – Leader – Enco.
La pubblicazione rappresenta un manuale per le caratteristiche geomorfologiche, geologiche, idrogeologiche, idriche, climatiche e paleoclimatiche del Vallo di Diano.
Lo studio ha rilevato, su circa 18 km di rete fluviale del Diano, l’Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.), metodologia che rileva i segni che caratterizzano le dinamiche funzionali degli ambienti fluviali, caratterizzando, inoltre, le situazioni di degrado ambientale esistente (acque e suoli potenzialmente inquinati).
Alcuni dati scientifici rilevati:
- Più della metà della lunghezza totale dei corsi d’acqua osservati presenta un giudizio di funzionalità scarso.
- Il 52,9% dei rifiuti individuati nelle 17 micro discariche rilevate, è stato abbandonato esclusivamente in ambiente acquatico, mentre il 35,3% è stato abbandonato sia sul suolo che in acqua, e circa il 12% unicamente sul suolo.
- Prevalentemente la matrice coinvolta da probabile contaminazione è quella delle acque superficiali (52,9%) e del sistema acqua-suolo (23,5%) dei casi rilevati.
- circa il 53% degli abusi ambientali si è commesso su di un suolo utilizzato a seminativi.
- La metà dei corsi analizzati presentano nell’alveo delle strutture di ritenzione di apporti trofici, quali depositi di sedimento, canneti o idrofite. Il 37% degli alvei presentano massi o tronchi incassati al proprio interno.
- il 63% dei tratti d’acqua non evidenzia un’erosione rilevante. Per il 19% di essi si registra un’erosione evidente solo nelle curve; per il 15% si evidenziano interventi artificiali che hanno comportato un’opera di cementificazione delle rive.
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