La nascita del parco
- Morfologia - I siti di
Interesse - Vegetazione e flora
LA
NASCITA DEL PARCO
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano è stato creato nel 1991 con la legge quadro del 6 dicembre n. 394, ma già
nel 1973 durante il Convegno Internazionale sul tema dei Parchi costieri
mediterranei si discusse sulla necessità di tutelare le coste e l'entroterra
cilentano per preservarle dalle speculazioni edilizie e dal turismo di massa.
Un primo risultato si ebbe con l'istituzione
da parte del Ministero dell'Ambiente, di due riserve naturali, rispettivamente
sul monte Cervati e sul fiume Calore, per un totale di 36.000 ettari, mentre
oggi copre circa 215.000 ettari e comprende 8 comunità montane e 80 comuni.
Il territorio del Parco è
delimitato dalla pianura del Fiume Sele a nord, il Vallo di Diano a est, il
Golfo di Policastro a sud e il Mar Tirreno a ovest.
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MORFOLOGIA
La morfologia è caratterizzata
da rilievi montuosi con orientamento prevalente in direzione nord-ovest/sud-est
e digradanti verso il mare, dove la fascia costiera è costituita da una
successione di spiagge, insenature e promontori.
I
Monti
I rilievi che raggiungono le
altitudini più elevate sono situati nella porzione orientale del territorio. I
gruppi maggiori sono: i Monti Alburni (1742 m), il Monte Cocuzzo (1411 m), il
Monte Motola (1700 m) ed il Monte Cervati (1898 m).
Data la natura calcarea
frequenti risultano i fenomeni carsici con doline, inghiottitoi, grotte e
sorgenti. I fianchi dei rilievi spesso sono incisi da lunghi e profondi valloni
generati da corsi d'acqua a regime torrentizio, con notevoli capacità erosive e
di trasporto.
I rilievi della porzione
occidentale, con l'eccezione del Monte Bulgheria anch'esso di natura calcarea,
sono costituiti da rocce di diversa origine e composizione: argille, marne e
conglomerati.
Il massiccio più elevato di
questo settore è il Monte Sacro o Gelbison (1705 m), che presenta una morfologia
meno aspra di quella dei rilievi calcarei.
Le
Coste
Le coste si presentano varie e
articolate. La fascia costiera compresa tra Agropoli a nord e Capo Palinuro a
sud risulta frastagliata, a volte alta, con baie sabbiose alternate a
promontori. Le rocce, costituite da argille, calcari marnosi e conglomerati,
formano falesie più o meno incise dal mare o pendii lievemente ondulati.
Nel tratto di costa compreso
tra Capo Palinuro a nord e Scario a sud affiora, invece, il calcare. Questa
costa è caratterizzata dal promontorio di Capo Palinuro, dall'ampia spiaggia
sabbiosa sovrastata dalle pareti sub-verticali della Timpa di S. Iconio e dalle
imponenti falesie a sud di Marina di Camerota. Le coste alte calcaree sono
interessate da fenomeni carsici e presentano numerose grotte marine e sorgenti
d'acqua sottomarine.
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I SITI DI INTERESSE
Nel Parco del Cilento e Vallo
di Diano sono stati individuati 20 siti di interesse, nei quali si concentrano
sia habitat che specie di particolare importanza, sei siti sono costieri, gli
altri sono interni. Alcuni sono di estensione molto ampia (Monti Alburni e Monte
Cervati), mentre altri sono più circoscritti (Punta Licosa e gole del Calore).
Capo
Palinuro
Il lungo sperone calcareo del
promontorio è ovunque perforato dall'erosione e dal carsismo, vi si aprono
grotte fra le più suggestive della costa cilentana. Presenta una vegetazione
delle scogliere a Crithmum maritimum, Limonium multiforme e
Limonium remotispiculum ed una vegetazione delle rupi calcaree dell'Italia
meridionale (Dianthion rupicolae). Tra le specie vegetali, la Primula
die il Dianthus rupicola. Tra le specie animali sono segnalati il
Pipistrello ed il Molosso di Cestoni.
Costa
tra Marina di Camerota e Scario
Questo tratto di costa, lungo
13 km, è un susseguirsi di arenili, cale, dirupi, torri, grotte e fondali di
cristallina limpidezza. Presenta
una vegetazione delle scogliere a Crithmum maritimum, Limonium
multiforme e Limonium remotispiculum ed una vegetazione delle rupi
calcaree dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae), gariga ad
Ampelodesmos mauritanicus. Tra le specie vegetali, la Primula di Palinuro e
il Dianthus rupicola. Tra le specie animali, Falco Pellegrino,
Succiacapre,
Tottavilla, Calandro e
Averla
piccola.
Monte
Cervati
Con i suoi 1.898 m. è la vetta
principale del Cilento e la più alta montagna della regione campana. E'
caratterizzato da boschi di Cerro, castagneti, foreste di Leccio, faggete,
praterie aride mediterranee e di altitudine, vegetazione delle rupi. Tra le
specie vegetali, il Botrychium matricariifolium. Buona parte del
complesso rientra all'interno della Riserva Naturale "Monte Cervati". Tra le
specie animali sono state segnalate: Salamandrina dagli occhiali, Tritone
italiano, Rana italiana, Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale,
Biancone, Aquila reale, Lanario, Falco Pellegrino, Coturnice,
Gufo reale,
Succiacapre,
Martin
pescatore,
Picchio nero,
Tottavilla, Calandro, Balia dal collare,
Averla
piccola,
Gracchio corallino e
Lupo. Per
quest'ultima specie l'area insieme a quella dei Monti Alburni è da considerare
critica in quanto comprende potenziali siti di riproduzione.
Monte
Bulgheria
E' la punta estrema di un
possente e allungato massiccio calcareo che fa da bastione tra la costa di
Camerota e le diramazioni dei rilievi appenninici interni. Sulle pendici del
monte vi sono boschi ad Ontano napoletano, faggete, praterie aride mediterranee,
gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, gariga ad Euphorbia spinosa e
gariga a Lavandula angustifolia, vegetazione delle rupi. Tra le specie
vegetali Portenschlagiella ramosissima. Tra le specie animali Nibbio
reale,
Succiacapre, Falco Pellegrino, Calandra e Averla cenerina.
Monti
Alburni
Comprendono un vasto comprensorio montano e
sub-montano culminante a 1.742 m. con la vetta che dà il nome all'intero
gruppo. Mentre il versante settentrionale appare dirupato e di non facile
accesso, quello meridionale presenta una conformazione modestamente
inclinata, che lascia spazio a estese faggete, cerrete, boschi misti di
latifoglie e a pascoli rotti qua e là da imponenti manifestazioni di natura
carsica.
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In quest'area sono state
segnalate: Rosalia alpina e Cucujus cinnaberinus e tra gli
invertebrati: Tritone italiano e
Ululone dal
ventre giallo tra gli Anfibi. L'avifauna comprende numerose specie, tra le
quali vanno citate: Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale, Aquila reale,
Lanario, Falco Pellegrino,
Succiacapre,
Picchio nero,
Tottavilla, Calandro, Balia dal collare,
Averla
piccola,
Gracchio corallino. La mammalofauna comprende alcune specie d'interesse, tra
cui l'Orecchione ed il
Lupo.
Fiume
Calore
Il sito comprende sia il
tratto medio basso, dal Comune di Castelcivita fino alla confluenza con il Fiume
Sele, che quello medio alto compreso all'interno della Riserva Naturale Gole del
Calore.
Nel fiume sono state rilevate
numerose specie ittiche di interesse comunitario, tra cui Barbo, Alborella
meridionale e Vairone. L'avifauna comprende: Tarabusino, Nibbio reale, Lanario,
Falco Pellegrino,
Gufo reale,
Succiacapre,
Martin
pescatore, Ghiandaia marina. Infine questo corso d'acqua garantisce i
requisiti minimi per la sopravvivenza della
Lontra nel
corso di tutto l'anno.
Grotta
di Castelcivita
Situata lungo la vallata del
Calore, qualche chilometro a valle dell'abitato di Castelcivita a 110 m. s.l.m.,
la grotta si sviluppa per 4.800 m. di lunghezza con una profondità massima di 52
metri.
In questa cavità, localmente
chiamata Grotta Norce o del Ponte o Grotta di Spartaco, sono presenti delle
colonie di Miniottero, Vespertilio maggiore, Vespertilio di Capaccini e
Vespertilio di Blyth.
Punta
Licosa ed Isoletta Licosa
Il sito di interesse individua
un tratto costiero con macchia di sclerofille, vegetazione delle scogliere,
pineta a Pino d'Aleppo, gariga ad Ampelodesmos mauritanicus ed una
piccola isola prospicente la costa. Nel tratto costiero e marino sono state
segnalate alcune specie ornitiche nidificanti di interesse comunitario, tra cui
il Falco Pellegrino ed un nucleo svernante di Gabbiano corso.
Fiume
Mingardo
Si tratta di un corso fluviale considerato
idoneo sia per i Ciprinidi che prediligono una corrente moderata come la
Rovella, sia per specie come il Barbo.
Nel basso corso fluviale è segnalato l'Odonato
(Oxygastra curtisii) ed alla foce il Ciprinodontide Nono (Aphanius
fasciatus). Questo corso d'acqua inoltre, insieme al Sele-Calore, all'Alento
ed al Bussento, garantisce per tutto l'anno i requisiti per la sopravvivenza
della Lontra.
Oasi WWF di
Persano
Sebbene di poco esterno
all'area del parco nazionale è un ambiente molto noto ai naturalisti italiani.
L'oasi è stata istituita nel 1980 in seguito a un accordo con il Consorzio di
Bonifica Destra Sele.
Il suo animale simbolo è la
Lontra, che si
cela dentro il bosco di pioppi e salici lungo il fiume. Estesa per 110 ettari,
l'oasi ricade in una vasta zona di circa 3.400 ettari, chiusa all'attività
venatoria dal 1977, e sfrutta un invaso artificiale del corso d'acqua.
nell'area proliferano ambienti
palustri e canneti, propizi alla nidificazione e alla sosta di molte specie di
uccelli acquatici quali il
Martin
pescatore e il
Merlo
acquaiolo.
Oasi
WWF grotte del Bussento di Morigerati
Il fiume Bussento nasce alle
falde meridionali del Cervati e sbocca vicino a Policastro. Ma nel suo tratto
intermedio le acque scompaiono nelle viscere della terra per quasi 6 km dando
vita a un misterioso mondo ipogeo. La cavità superiore si apre presso Caselle in
Pittari ed è percorribile per 600 m. in discesa; quella inferiore si trova nel
vallone di Morogerati, dove 207 ettari di acque, vegetazione riparia e boschi
costituiscono l'oasi.
Bosco
di Corleto
Sulla propaggine sud-orientale
dei monti Alburni, a poca distanza dal paese omonimo, si estende una vasta
faggeta dove è segnalata anche la presenza del
lupo appenninico.
Il bosco è caratterizzato da ambienti mediterranei caldi con lentischi, lecci e
filliree ed ambienti appenninici a clima più rigido con castagni, querce e
faggi.
Macchia
di Aquara
Nel territorio di Aquara si
succedono, nello spazio altimetrico di poche centinaia di metri, ambienti
termofili a macchia mediterranea (specialmente lungo il greto del fiume Calore),
appezzamenti coltivati a vite, olivo e fico che si insinuano e si allungano
sulle prime pendici collinari, dense e sparse boscaglie di quercia, cerro e
castagno. La macchia è l'ambiente prediletto da uccelli canori, come il
cardellino,
e dai mammiferi di piccola taglia.
Bosco
di Sant'Iconio
E' un lembo di foresta di pino
d'Aleppo sovrastante Cala del Cefalo, fra Palinuro e Marina di Camerota, che si
staglia fra rupi inaccessibili ricoperte di euforbie e ravvivate da fioriture di
finocchio di mare e dell'endemica
primula di Palinuro.
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VEGETAZIONE E FLORA
Dei 25 habitat identificati
nel parco, la maggior parte sono macchie, garighe e foreste, ma di estremo
interesse risulta anche la vegetazione delle rupi costiere, dove si concentrano
gli endemismi più rari. In particolare la
Primula di Palinuro, Dianthus rupicola e Iberis semperflorens
formano una cenosi relitta, limitata alle scogliere tra Capo Palinuro e il
Promontorio degli Infreschi.
Nel parco sono state censite
circa 1.800 specie e sulla sola vetta del Cervati si trovano diverse specie
endemiche presenti in Italia come il Tasso e l'Agrifoglio oltre al Faggio e
all'Ontano napoletano al di sopra dei 1.000 metri.
La fascia costiera, dove non è
stata danneggiata dall'insistente attività umana, è costituita dalla foresta a
Carrubo e Olivo selvatico con Quercia spinosa. Prosperano inoltre: Corbezzolo,
Lentisco, Mirto, Terebinto, Erica, Ginepro e cedro liscio, con presenza
sporadica della Palma nana. Vi sono poi rimboschimenti eseguiti con funzione di
protezione dai venti marini di Pino marittimo, Pino domenstico, Pino d'Aleppo,
Cipresso ed Eucalipto.
La macchia bassa costiera a
Genista ephedroides rappresenta un aspetto peculiare, mentre più frequenti
sono la macchia a Ginepro fenicio o quella a Cistus monspeliensis,
Lentisco e Calicotome villosa. La gariga Ampelodesmos mauritanicus è il
popolamento vegetale più diffuso nella fascia costiera, fino a 700 metri di
quota.
Le aree interne sono il regno
dei boschi di latifoglie decidue, dove si miscelano Cerri, Roverelle, Aceri,
Carpini, Ornielli, Castagni. Al di sopra dei 1.000 m. in genere preceduto da una
fascia di Ontano napoletano, domina incontrastato il Faggio mentre la lecceta è
maggiormente diffusa nel Cilento interno, piuttosto che nella fascia costiera.
Qui vanno segnalate le foreste di Pino d'Aleppo, relitto di formazioni un tempo
più estese. Attualmente solo la pineta di S.Iconio si può ritenere spontanea.
Elementi di spicco nella flora del Parco
Endemica dell'Italia
meridionale, rara, vulnerabile, di interesse comunitario. Habitat: rupi.
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